Questa domanda non è scontata e richiede che i responsabili della proposta trovino ogni anno una risposta autentica. Suggeriamo due immagini con le quali è possibile comprendere l’importanza del “pregare” durante l’oratorio estivo.

La preghiera è anzitutto il cuore dell’oratorio. Nel nostro corpo il cuore ha il compito di pompare il sangue che porta nutrimento e ossigeno in tutto l’organismo. È un organo nascosto, non si vede, svolge la sua funzione discretamente, ma se perde anche un solo “colpo” ce ne accorgiamo subito. Il cuore è necessario, ma sa di non essere sufficiente: ha bisogno della preziosa collaborazione dei vasi sanguigni, che devono raggiungere ogni terminazione del corpo e non devono essere ostruiti. Fuor di metafora, la preghiera è efficace nella misura in cui c’è collegamento con le altre attività che compongono le giornate in oratorio: dai giochi ai laboratori, dai momenti strutturati di animazione a quelli spontanei di gioco libero. Tale collegamento avviene a livello tematico, quando chi gestisce i diversi momenti sa richiamare una parola o un impegno suggerito durante la preghiera, ma anche a livello personale. Se i ragazzi vedono colui che tiene la preghiera solo nel momento esplicito del pregare, la parola di chi guida il momento riflessivo perde di autorevolezza e rimane “avulsa” dalla vita concreta.

La preghiera può essere anche paragonata a una cartina di tornasole, quello strumento utilizzato per verificare le reazioni chimiche dei composti. Proprio perché è un momento complesso, che chiede una fatica in più a grandi e piccoli, la preghiera coinvolge l’interazione tra diversi soggetti e “misura” la qualità della proposta. Diventano fondamentali la collaborazione e l’esempio degli animatori, la competenza di chi anima il gesto (lettori, cantori, strumentisti…), la cura dell’ambiente dedicato, la pertinenza dei contenuti.